Oggi l’articolo del Blog di Marlene Boutique of Fragrances   sarà dedicato ad un argomento che genera sempre molto clamore tra gli appassionati della profumeria!

Si tratta, di quel fenomeno che io definisco -come da titolo- “lo snobismo della nicchia”, ovvero di quel processo che porta talune persone a definirsi intenditori di fragranze più talentosi di altri solo perché approcciatesi con maggiore interesse alla profumeria cosiddetta “di nicchia” o “artistica”.

Analizziamo il fenomeno con calma …

L’onniscienza dei “nicchiofili”

Al giorno d’oggi, il mondo della profumeria cosiddetta “di nicchia” si sta espandendo sempre di più, con decine di marchi nuovi che nascono ogni anno e quindi centinaia di nuovi profumi, ed è davvero impossibile comprenderli tutti a partire solo da quell’arma a doppio taglio chiamata “piramide olfattiva”.

Nell’era dei social, grazie al lavoro degli influencer, molte sono le persone che si avvicinano al mondo della profumeria, specialmente quella artistica.

Ma perché?

Beh, a parer mio perché pensano sia migliore.

Ma è davvero così? È così sempre? Vale la stessa regola per ogni brand di nicchia, storico o nuovissimo?

Ecco la risposta è un secco “no!”.

C’è un’aura dietro la profumeria di nicchia (di cui io sono un’estimatrice) che secondo me non le dona giustizia.

Cioè, siamo al punto che se un profumo di nicchia costa cinque o seicento euro (!!!) c’è un valido motivo, è sicuramente migliore, più performante e con una scia che dura giorni, rispetto ad un profumo da cento euro (o anche meno) distribuito nell’enorme mondo della profumeria commerciale, che avrà certamente delle performances inferiori.

E credetemi non c’è premessa peggiore se si vuole parlare di profumeria.

Domande scomode

Ma la domanda che pongo ogni qual volta mi trovo impelagata in conversazioni sulla profumeria di nicchia è: “ma qual è, secondo te, la differenza tra la profumeria di nicchia e quella commerciale?” e nel 99% dei casi le risposte sono due: “la qualità delle materie prime dei profumi di nicchia è migliore” o “l’esclusività della fragranza”.

E anche qui, non vale sempre la stessa regola.

Il mantra che deve accompagnarci è che tutto questo meraviglioso mondo nasce dalla profumeria commerciale. E chi dice che non è vero mente sapendo di mentire.

Nel 1992, un inarrivabile stilista (ma anche fotografo), ha dato il via ad un filone di profumi che oggi è tra i più amati, non solo da giovanissimi o da donne, ma anche da audaci uomini: il filone dei gourmand. E sapete chi è lo stilista (anzi chi era, ahimè)? Thierry Mugler, colui che ha dato i natali ad Angel (il naso è stato Olivier Cresp). Distribuito da ormai trent’anni, resta uno dei profumi (almeno secondo me) più innovativi di sempre che ha dato vita ad un’intera categoria di fragranze.

La profumeria di nicchia è spesso molto snob e lo è senza motivo alcuno.

Se ami la nicchia il commerciale non ti può piacere e se ti piace allora non capisci niente, hai gusti dozzinali e non meriti di entrare a far parte del cerchio della fiducia (op. cit.).

Il motivo per cui ho deciso di aprire il mio negozio è stato questo.

Marlene Boutique of Fragrances

L’ansia!

Ogni volta che entravo in una profumeria artistica della mia città avevo la netta sensazione di trovarmi nel posto sbagliato, guardata dal basso verso l’alto come se fossi totalmente fuori luogo e dopo aver chiesto, mestamente, di sentire qualcosa, notavo le facce scocciate e sbuffanti delle commesse o dei commessi perché non concludevamo velocemente la vendita.

E non vi dico i fulmini dagli occhi quando chiedevo il profumo su pelle e poi dicevo “aspetto un’ora per vederne l’evoluzione e torno dopo aver deciso!”. In quel momento sentivo il peso di aver preso indebitamente qualcosa che non mi apparteneva ed essere scappata col bottino.

In verità, anche se il profumo mi piaceva, non tornavo a comprarlo lì ma lo compravo on line e chi si è visto si è visto. E così ho continuato per anni, comprando spesso in blind perché l’idea di andare in profumeria mi angosciava e non poco.

Pertanto, appena ne ho avuto la possibilità e dopo un percorso di studi, ho deciso di aprire il mio salotto. Un posto dove è possibile essere sé stessi, sentire ciò che si vuole, fare due chiacchiere e soprattutto dove non c’è bisogno di sapere tutto come se si stesse sostenendo un esame. Lo dico perché leggo spesso di persone che vogliono andare in profumeria preparate su materie prime, piramidi, nasi e famiglie olfattive, come se si stesse andando alla maturità. Tutto questo è dato, a parer mio, dallo snobismo che mal si cela dietro le profumerie artistiche e che spesso pare debba esserne una caratteristica peculiare altrimenti che nicchia sarebbe?

Tutto ciò toglie il piacere di recarsi in profumeria, di sentire le fragranze secondo i propri gusti e di scegliere, con calma, l’emozione che vogliamo vivere in quel momento.

Direi che, trattandosi di beni di lusso, ci stiamo perdendo l’80% dell’esperienza.